martedì 20 dicembre 2011

Maratona di Firenze


Il 2011 sarebbe dovuto essere l’anno della mia prima mezza maratona. Si parte da mete accessibili, poi si prosegue verso nuovi obiettivi, senza esagerare. Solo che, dopo la Roma-Ostia 2011, mi sono lasciata prendere dall’entusiasmo, dal piacere della fatica fisica, dal lungo della domenica… tutte quelle cose che una persona sana di mente non farebbe mai. E quando i compagni di corsa hanno iniziato a parlare di preparazione per la maratona, è andata a finire che mi sono lasciata coinvolgere. Come sempre. Così, il 27 novembre, qua in mezzo c’ero anch’io 


tra maratoneti italiani e stranieri, maratoneti esperti e maratoneti potenziali, tutti impazienti di correre Km 42,195 tra le vie di Firenze.

Lungarno Pecori Giraldi, in attesa di usufruire del bagno, guardo il cielo azzurro e le magliette colorate che mi circondano. Lo speaker interrompe la musica ed inizia ad intrattenere i presenti descrivendo la bellezza del percorso, ricordando le edizioni precedenti e, ve lo giuro, mi guardo intorno e trattengo le lacrime. Mi emoziona pensare che stavolta la maratona non la guardo in TV, non sono una spettatrice. Partecipo.
Corro anch’io.
In fila per il bagno con i lacrimoni. M’avranno preso per scema, altro che aspirante maratoneta.

 
Tutti alla partenza; ascolto le voci che mi avvolgono. Parecchi commentano le maratone precedenti. Io mi limito a guardare Carlo, reduce dalla maratona di New York, mio fido compagno d’allenamento che non se l’è sentita di mandarmi a correre la prima maratona da sola. 
Parla da pacemaker: “Tranquilla, partiamo lentamente e poi via!” Ed ha ragione.
La maratona è tante cose ma non è un sacrificio. È una splendida festa; un’occasione per vedere una città da una prospettiva diversa. Un’occasione per mettersi alla prova: corri, ti guardi intorno, catturi pezzi di conversazione; ascolti il tuo corpo; chilometro dopo chilometro avverti percezioni diverse. 
Euforia iniziale, poi qualche muscolo si fa sentire più del dovuto; freddo e caldo che si alternano; il battito cardiaco che si stabilizza, la respirazione sempre più regolare. Aumentano i chilometri, i piedi iniziano a dolere e la fatica assume forme diverse. E poi accade qualcosa di magico: alla segnalazione del 39° chilometro si accende una luce. Capisci che la gara è tua, la paura si volatilizza, la stanchezza si dissolve. Non senti più nulla; hai solo una gran voglia di correre. Riesci addirittura a recuperare qualche secondo e qualche posizione.

Arrivo al traguardo con un sorriso ebete, un tempo inferiore ai miei obiettivi e la voglia di urlare “Ce l’ho fatta!”

Sì va be, il giorno successivo oltre alla soddisfazione c’erano pure le vesciche ai piedi, una nuova unghia nera, un leggero risentimento muscolare e non poche difficoltà nello scendere le scale di casa. Però ho già acquistato il pettorale per la prossima maratona.

7 commenti:

  1. Eh eh, che bel post pieno di energia, di ottimismo, di gioia di vivere.
    E io sono una privilegiata, perché questa tua emozionante avventura l'ho vissuta non proprio in prima persona, ma molto da vicino.
    Per me, il giorno della tua prima maratona di Firenze sarà sempre quello in cui ho avuto il piacere di averti qui :-)
    Un abbraccio affettuoso (e un po' commosso)

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  2. Eh già, cara Papera. Infatti, tra le esperienze positive del 2011, posso vantare anche il primo - atteso, attesissimo - passaggio dall’amicizia virtuale a quella reale. Sei la prima bloggeramica che conosco di persona! Ed essere lì, anche a ricordare il passato (surreale che persone che non si son mai viste prima, possano parlare del passato quasi comune, non trovi?), ad ascoltare la Spia e a gustare le tue prelibatezze… Mi sembrava di vivere nel tuo blog!
    Un caro abbraccio

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  3. Quindi è così che ci sente! Consigliami un buon tipo di scarpe... :-))

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  4. Ti capisco, sono grandi soddisfazioni. E capisco pure le lacrime. A me è successo uguale e sono state la gioia più bella, forse ancor più dell'aver tagliato il traguardo. Bye&besos e carissimi auguri di Buone Feste.

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  5. Giacinta cara, le scarpe sono fondamentali ma anche molto soggettive (al momento mi trovo bene con le Saucony). Magari potrei accompagnarti il giorno dell’acquisto… Vengo io da te o tu da me?

    Nela San, ma che sorpresa! Non sapevo che anche tu tagliassi traguardi! Ma non eri pigra, pigra, pigrissima??
    Mi sa che ci stai nascondendo qualcosa… Un giallo, come da blog!
    Besos anche a te

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  6. Mamma mia come sei brava! E come ti invidio, io che invece sono tendenzialmente una sedentaria... il mio massimo è impormi di fare lunghe camminate a piedi, ma anche questo riesco a farlo solo da quando posseggo l'iPod e dunque posso camminare ascoltando musica...

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  7. Troppo buona Gabriella. Garantisco che è solo una questione di costanza. Anche con le lunghe camminate (che, per giunta, hanno il vantaggio di non compromettere schiena e legamenti). Dopo un po’ diventa una necessità, una sorta di droga. Sarò banale ma l’attività all’aria aperta è rigenerante soprattutto dal punto di vista psichico; che trauma se, malauguratamente, dovessi smettere!
    Buone camminate natalizie, mia cara.

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