venerdì 3 giugno 2011

Never mind

Riemergo dall’ennesimo periodo in cui il lavoro ha avuto la meglio su tutto il resto.
Non capisco come possa cascarci tutte le volte; non capisco come possano le incombenze lavorative inghiottire la corsa, i libri, la scrittura… Non capisco come il lavoro possa confondersi con la vita. Accade puntualmente, e i buoni propositi volano via.

Un giorno di festa. Il sole illumina la stanza da letto; accoccolata al signor valigiesogni rimugino su questi pensieri. Poi, in tempo di tagli, aziende che chiudono, mobilità e cassa integrazione, chissà perché penso al rapporto annuale dell’Istat.
«In base ai criteri dell’Istat noi siamo poveri». Lascio la frase a mezz’aria, senza punti interrogativi, sospensivi, né un punto e basta.
«Se guardano l’entità dei nostri consumi, forse sì», fa il signor valigiesogni, evidentemente perso in pensieri tutt’altro che sognanti.
Pausa.
Signora valigiesogni: «Io però non mi sento povera».
Signor valigiesogni: «Neanch’io. Riesco sempre a pagare le tasse».

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