mercoledì 3 febbraio 2010

Donne ungheresi

Generalmente lascio passare un po’ di tempo prima di commentare un libro appena letto. Le impressioni a caldo sono sempre dettate dall’istinto e non da un’attenta analisi, che richiede invece una riflessione più approfondita. Generalmente mi ripropongo di leggere qualcos’altro di un autore che m’ha colpito (in negativo o in positivo). Poi finisco per imbattermi in altri titoli, altre storie, altri viaggi e vengo meno ai buoni propositi.
La scoperta di Magda Szabò ha fatto crollare tutti i miei “generalmente”.
Spinta dall’entusiasmo di Fabio, il mio guru della letteratura, lo scorso anno ho acquistato La porta, il romanzo che ha fatto conoscere questa splendida scrittrice ungherese anche in Italia. Il volumetto è rimasto per un pezzo negli scaffali di casa. Poi, nel bel mezzo di un trasloco, m’ha chiamato. Insomma, il momento era di quelli meno opportuni, con casa nuova da tinteggiare, i mobili Ikea da montare, un nuovo lavoro da cercare e tutte le preoccupazioni di chi vede intorno a sé solo disordine. Fatto è che, nonostante la stanchezza, l’idea d’immergermi alla sera nelle pagine della Szabò ha rappresentato in questo periodo la più bella ricompensa per le fatiche della giornata.
Terminato La porta, sono stata colta da un leggero senso d’ansia. Mi son ritrovata dopo un paio di giorni a prendere in prestito dalla biblioteca comunale La ballata di Iza. Così, i lavori iniziati sotto lo sguardo attento di Emerenc Szredàs, si sono conclusi in compagnia dei profondi occhi blu di Etelka e del rigido ordine di Iza. Chi ha già avuto il piacere di leggere i due romanzi, sa bene di cosa sto parlando. Chi ha rimandato l’incontro con quest’autrice, scomparsa a Budapest poco più di due anni fa, dovrebbe rompere gli indugi e farsi trasportare da una penna che riesce a descrivere atmosfere lontane, di un paese non così lontano eppure così sconosciuto. I due romanzi hanno molti aspetti in comune: le protagoniste sono donne, diverse ma energiche, passionali, razionali, sempre donne con una forte personalità. In entrambi è presente l’impegno politico dei protagonisti e la storia che fa capolino nella finzione; in entrambi emerge la forza della scrittura, la potenza dell’immaginazione in contrapposizione col senso pratico dei lavori manuali; in entrambi si sente un desiderio di rivalsa, la consapevolezza di poter determinare il proprio Destino, di poter riscattare le ingiustizie subite dai propri padri.

Sono pagine amare ma sono anche pagine in cui si trova tutto: amore, odio, rabbia, egoismo, frustrazione, provincialismo, faticosa ricerca della felicità, denuncia di una società legata al pettegolezzo e alle convenzioni.
Osservazione: l’edizione de La Ballata di Iza che ho preso in prestito è piena di refusi. Mi auguro che l’Einaudi abbia provveduto alla correzione dell’opera per le ristampe successive perché, far pagare 18 euro un libro così poco curato, non è una sciatteria. È da criminali.

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