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martedì 8 maggio 2012

Il silenzio dei chiostri


Alicia Giménez-Bartlett
Titolo originale: El silencio de los claustros - Traduzione di Maria Nicola




Troppo prolisso, troppo ripetitivo, troppe paranoie sulla vita sentimentale della donna poliziotto, sulle sue rinunce, sui suoi doveri non paragonabili ai doveri di qualsiasi altra professione.  

Di sicuro esistono donne capaci di essere splendide mogli, ottime madri e professioniste di successo, e che trovano anche il tempo di fare sport e darsi al volontariato, ma quello non era il mio caso. Un poliziotto vive istante per istante in un continuo stato di incertezza, aprendosi il cammino col machete nella giungla. Un poliziotto non può imporsi una routine, degli orari, un’organizzazione della settimana. Io mi sentivo poliziotto dalla testa ai piedi e alla mia identità non intendevo rinunciare. Che Dio ti aiuti, Petra, mi augurai, non senza compiacimento. Poi guardai l’orologio e uscii di casa a tutta velocità.

Insomma, Alicia, un giallo deve garantire suspense, tensione, deve tenerti sveglia fino a tarda ora, deve farti nascondere il corpo del reato in ufficio, deve farti cogliere in flagrante mentre, anziché compilare diligentemente la prima nota, sei impegnata nella ricerca dell’assassino tra le pagine di un libro.
Ecco Alicia, non prendertela, ma questa volta hai scritto un giallo poco giallo, con intermezzi troppo lontani dalle introspezioni psicologiche di un Simenon.
Però ti va riconosciuto il merito di aver fatto camminare il lettore un po’ deluso tra i corridoi lugubri e freddi del Convento del Cuore immacolato nei pressi della Plaça de Sant Just.



 Incastonato in un antico muro, il suo portale vagamente barocco si levava inquietante e al tempo stesso sereno, se mai è possibile una simile combinazione. Un citofono abilmente dissimulato sembrava l'unico collegamento di quelle pietre con la modernità. Suonai, e un secondo dopo una voce niente affatto soave, da casalinga affaccendata più che da angelica suora portinaia, mi domandò chi fossi attraverso il ronzio dell'apparecchio.



Il merito di aver condotto il lettore di cui sopra nel maestoso chiostro dell’Abbazia di Poblet.


Nel corso della mia vita ero già stata un paio di volte all'abbazia di Poblet, trovandola ogni volta di un'eleganza infinita. Appena varcato il portale che dà accesso al primo cortile ci si trova immersi nella pace che impregna ogni pietra. Non ci si sente estranei, si ha l'impressione di appartenere da sempre a quel luogo e di essersi lasciati alle spalle ogni frenesia turistica o culturale. In un'atmosfera simile , chiunque avverte l'armonia del trascendente.
  
Il merito di aver fatto sostare il lettore alla ricerca di felicità terrene, tipo una paella di pesce, nel porto peschereccio di Sant Carles de la Ràpita. 


Sant Carles de la Ràpita è una località graziosa e tranquilla, dall'aria vagamente coloniale. La sfilza di locali che si allineano uno dopo l'altro fa pensare a una vera e propria città ristorante. La sua fama è tale che molti automobilisti escono dalla vicina autostrada solo per una sosta gastronomica.

Qui il post scettico della blogger giallamente ferrata.

Qui, invece, un’opinione più entusiasta che vi farà correre in libreria.


8 commenti:

  1. almeno un vantaggio ce l'ha: averti fatto "viaggiare" in luoghi splendidi!!! :D

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    1. Eh già, mia cara! Ma quanto mi piacerebbe organizzare una passeggiata nel chiostro dell’Abbazia di Poblet! Ne hai già sentito parlare?

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  2. Ah, la sosta gastronomica nel libro me la ero scordata. Comunque, anche qui la nostra Alicia ha toppato. Figurati se c'è da farsi consigliare da una catalana un luogo per una paella che è tipica valenciana!
    No, no, no: la vera paella bisogna "sudarsela" andare fino a Valencia, deviare su Cullera e andare a Casa Salvador. Vai a vedere il sito e mi dirai! (Là ci sono stata fisicamente - e ti assicuro che per trovare il posto ho veramente "sudato")
    Bye&besos valenciani!

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    1. Che poi non sono mai stata a Valencia. Quindi, non ho mai assaggiato una vera paella. Quindi dovrei andare e sudarmela a Valencia. Bene, mi hai convinto!

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  3. Alicia va fortissimo tra gli utenti della biblioteca, ma se la amino davvero o siano spinti solo dal furore di popolarità, non saprei dirti!

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    1. Beh, diciamo che è piuttosto pubblicizzata. Però ha anche una scrittura scorrevole, non mi stupisce che vada forte e si faccia rileggere da chi l’ha già assaggiata. Per quanto mi riguarda, ho letto solo due dei suoi libri e non so se ne leggerò un terzo…

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