venerdì 12 gennaio 2018

Storia di un lettore - Paolo Di Paolo

È arrivato un po’ di corsa, in una domenica mattina in cui Roma stenta a svegliarsi; si è guardato intorno senza lasciar trapelare se fosse più rassicurato o deluso (ok, sarà un incontro tra pochi. Peccato però…); ha sorriso ed ha detto che il caffè era secondario, abbassare il volume della musica, invece, poteva essere una buona idea. Insomma, una colazione letteraria senza la colazione.
Ho conosciuto il lettore Paolo Di Paolo dai suoi articoli su Antonio Tabucchi e, pur non avendo ancora letto Vite che sono la tua, il bello dei romanzi in 27 storie, sono andata all’incontro organizzato dal gruppo delle Lettrici resistenti perché volevo rivedere Tabucchi attraverso gli occhi di chi aveva avuto il privilegio di far parte della sua bottega. Ma l’incontro con Di Paolo è stato molto più di una presentazione tra pochi intimi.
Inizia a raccontare la sua storia di lettore a partire dalla spacciatrice di libri, paziente del suo babbo, che somministrava romanzi ad un ragazzino occhialuto. Ci tiene a specificare che nessuno dei titoli riportati nel suo libro debba essere considerato imprescindibile per la storia della letteratura. Non è la lista dei 1000 libri da leggere prima di morire, volevo solo raccontare cosa abbiano rappresentato alcuni libri nella mia storia di lettore. E mentre chiacchiera a ruota libera, ha un lapsus, confondendo la parola libro con la parola persona; sorride, in fondo per un lettore incontrare un libro è come incontrare una persona. E inizia a raccontarci di Tabucchi, uomo e scrittore. Degli ultimi anni della sua vita tra Parigi e Lisbona, della sua capacità di cucinare mentre sta dettando un testo a voce alta, punteggiatura compresa; della sua ricerca spasmodica della perfezione: mettere e togliere virgole in testi che sembravano già perfetti, continuare a lavorare tutta la notte su un libro già pronto per andare in stampa (Viaggi e altri viaggi).
Ma, Antonio, hai trovato ancora qualche inesattezza? Qualcosa c’era…
Tabucchi con una matita dietro l’orecchio e lo sguardo mite. E nell’ascoltare Paolo Di Paolo che racconta Tabucchi, capisci il senso della parola maestro.
Il Di Paolo trentacinquenne ama i romanzi che non svelino troppo, quelli impalpabili, difficili da raccontare, come la Trilogia della città di K.
È uno di quei libri di cui due lettori possono parlare, capendo cosa intenda dire l’altro, solo perché entrambi l’hanno letto.
Paolo Di Paolo un lettore che predilige la carta, pur utilizzando il digitale per esigenze professionali; sottolinea, prende nota, fa le orecchie, legge le nuove traduzioni dei classici. Per scrivere questo libro sono partito da ciò che avevo sottolineato nelle mie letture di venti anni fa. In qualche caso, ho acquistato una nuova copia, per confrontare ciò che ho evidenziato nella lettura di oggi con ciò che mi aveva colpito da ragazzo. A volte le frasi coincidevano. 
È un lettore che sente la mancanza dello stupore dell’incontro. Ormai, per il lavoro che svolgo, so già cosa sta per uscire, ho già ricevuto buona parte dei romanzi di cui si parlerà nei prossimi giorni. È difficile che possa entrare in libreria e farmi rapire da un incipit. Mi succede ancora con qualche romanzo straniero. Con l’incipit di Riparare i venti di Maylis de Kerangal, ad esempio [durante la conversazione ne ha parlato così tante volte da non poter far a meno di prendere nota], ma sono situazioni rare.


Ti viene spontaneo chiamarlo Paolo, dargli del tu, e non perché con i suoi 35 anni la nostra classe dirigente lo chiamerebbe ancora “ragazzo”, ma perché non c’è la spocchia di certi intellettuali italiani, di certi scrittori che ti guardano dall’alto delle loro conoscenze; c’è solo un lettore vorace che dialoga con altri lettori.
Di Paolo è un lettore esigente, critico verso il mercato editoriale e verso il messaggio lanciato dalle campagne pubblicitarie per la promozione del libro e della lettura. Non penso che un lettore sia migliore o più intelligente di una persona che non legge. I famosi dati Istat sulla lettura lasciano il tempo che trovano. Non penso che aumentare la percentuale di chi acquista un libro l’anno possa servire a qualcosa. Non dimentichiamoci che il mercato è tenuto in piedi da quella piccolissima percentuale di lettori che acquista libri ogni mese, senza aspettare il Natale. Ed è verso questi lettori che le case editrici hanno una precisa responsabilità: refusi, sciatterie, cattive traduzioni non pagano. 
Naturalmente s’è parlato anche delle 27 storie del libro, delle altre storie e delle tante storie mancanti, fino a quando non ci hanno invitato a lasciare il locale. Ora, mentre faccio ordine nei miei pensieri, una vocina mi dice che dovrei dare un’altra chance a David Foster Wallace. Che c’entra DFW con Paolo Di Paolo? C’entra, c’entra…

Qui un bel ricordo di Antonio Tabucchi.


5 commenti:

  1. Ah, questo Di Paolo che ricorre nei nostri incontri e nelle nostre letture! Anch'io ho avuto una buona impressione quando a Bologna era in veste di moderatore nel primo incontro su "Gramsci in giallo". Ora, poi, ho appena terminato "Una giornata con Tabucchi" dove, oltre alla Maraini,alla Petri e a Riccarelli, proprio lui parla (anzi scrive) di Tabucchi. Ecco ora il post su quest'incontro che non ha deluso e un libro da appuntarsi. D'altronde dopo un post così, non si può far altro che appuntarselo.

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    1. Nela cara, la settimana scorsa ho acquistato anch'io Una giornata con Tabucchi!
      Ultimamente non faccio che prender appunti su nuove letture da proporre anche al mio gruppo, anzi, se ti viene in mente qualche titolo, suggerisci pure!

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    2. Oh, allora posso dirti che il link da te suggerito nel post circa un bel ricordo su Tabucchi, altro non è che la parte scritta da Di Paolo nel libro Una giornata con Tabucchi (me ne sono accorta solo dopo aver "impulsivamente" postato il mio commento, senza prima aprire quel link)

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  2. L'idea di far uscire un personaggio dalle pagine di un libro e dargli attualità ( ho visto i video girati nel mercato.. ) mi stupisce. Aspetto che tu legga il libro di Di Paolo..
    :-)
    ( bel post! )

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    1. (Grazie).
      Sto inciampando in molte storie belle, un momento di grazia tra me e la narrativa contemporanea.

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